a
Fossacesia
20 Maggio -
Abbazia di San Giovanni in Venere
Se la giornata è bella vi
sconsiglio di fare una visita a Fossacesia, all'Abazia di San
Giovanni in Venere. Lungo il litorale del meridione abruzzese, poco
prima di giungere alle alte coste di Vasto, su una collina
affacciata verso il mare si trova questo autentico capolavoro
dell’architettura sacra medievale che impreziosisce notevolmenta
questa regione. Dal piazzale davanti all'abside si gode lo splendido
panorama sul golfo di Venere e sulla costa abruzzese verso meridione.
La prima suggestione, salendo dalla litoranea all’altezza di
Fossacesia, verso il “promontorio di Venere”, è data dalla sua
posizione che permette allo sguardo di spaziare dagli ulivi fino
all’orizzonte, attraverso il mare aperto che qui forma una sorta di
golfo. Come
ricorda il nome,
l’abbazia venne costruita tra il VI e l’VIII secolo su un più antico
tempio pagano dedicato a Venere Conciliatrice, del quale però non
restano più tracce. Attorno al 1015 la chiesa originaria venne
ampliata e fu costruito il monastero. Poi una seconda fase edilizia,
ultimata nel 1120, portò la chiesa all’attuale struttura derivata
imitando quella di Montecassino. Una terza fase, promossa dall’abate
Oderisio II, portò alla sopraelevazione del piano dove si trova
l’altare, detto tecnicamente presbiterio, e alla copertura delle
navate con le volte, secondo un’impostazione tipica delle chiese
Cistercensi (1165-1204). Ma l’ultimazione della chiesa arriverà, tra
alterne vicende, soltanto con l’abate Guglielmo II nel
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1344. L’interno attuale è
a tre navate separate da due file di cinque pilastri con la
sezione a forma di croce, su cui poggiano gli archi. Le sottili
semicolonne pensili che si vedono ancora oggi sulle pareti della
navata centrale danno la prova dell’esistenza di un’originaria
copertura a volta, che doveva appunto poggiare su questi elementi
verticali, anche se già nel corso del ‘600 le volte risultavano
sostituite da travature lignee, probabilmente distrutte a seguito
del terremoto del 1456 o al più di quello del 1627 (anche
attualmente la copertura è a capriate con travi di legno).
Attraverso un arco si accede al presbiterio rialzato, coperto con
volte a crociera. Al di sotto si trova l’ampia e suggestiva cripta,
a pianta rettangolare con tre absidi. Non sfuggirà la presenza,
lungo tutto il suo perimetro, di un sedile in pietra addossato alle
pareti e destinato alla seduta dei monaci, ma che ha anche funzione
di base di appoggio delle semicolonne attaccate alle pareti. Le
colonne, che formano cinque navate di differente ampiezza, sono
tutti elementi architettonici di reimpiego provenienti dalla
demolizione dell’antico tempio pagano. Nella cripta si concentrano
tutte le pitture della chiesa,
rappresentate da
affreschi risalenti ad epoche diverse: nell’abside centrale si
sviluppa il più antico, raffigurante Cristo benedicente nella
cosiddetta “mandorla” con in mano il Vangelo, ai lati San Giovanni
Battista e San Benedetto, e ai piedi di questi è il monaco
Provenzanus, in funzione di committente. Nella stessa abside vi è un
pannello perfettamente conservato, con la Madonna e il Bambino in
trono, affiancata da San Michele Arcangelo e San Nicola;
precedentemente attribuito a Luca da Pollutri alla data del 1190, è
in realtà da datarsi all’ultimo quarto del Duecento. Le volte delle
due absidi laterali sono decorate con altri affreschi, più tardi e
risalenti alla fine del XIII secolo: uno con Cristo in trono e i
santi Vito e Filippo, l’altro più articolato, con Cristo al centro
circondato dai santi Giovanni Battista,
Giovanni Evangelista, Pietro e Paolo. Se la decorazione della
cripta è affidata alla pittura, la scultura domina nel complesso
portale della facciata, detto “Portale della Luna”. Nelle lastre
scolpite che fiancheggiano gli stipiti di marmo si sviluppa un
racconto per figure incentrato sulla vita di San Giovanni
Battista, a cui è dedicata la chiesa. Nella parte sinistra si
sovrappongono gli episodi di Giovanni e i Farisei, l’Annuncio
alla Vergine e la Visitazione; nella parte destra l’Imposizione
del nome e la Circoncisione del Battista, e in basso l’Annuncio
dell’Angelo a Zaccaria. Ancora più sotto l’episodio biblico di
Daniele nella fossa dei leoni. La
composizione
scultorea, vicina per stile ai bassorilievi di San Zeno a
Verona, deve essere stata realizzata entro il XII secolo, ed è
pertanto antecedente al portale, che fu ampliato negli anni tra
il 1225 e il 1230. I due portali sulle pareti laterali, che
conducono alle navate sinistra e destra, presentano tra loro
diverse analogie. Quello di sinistra risulta, da un’iscrizione,
costruito nel 1204 da un tal “maestro Alessandro”, mentre quello
di destra è
precedente e contemporaneo al Portale della Luna. Nella lunetta
si trovano la statua di S. Michele Arcangelo e quella, monca, di
una Madonna con Bambino. Sul fianco nord-est della chiesa si
apre un ampio chiostro con un portico su tre lati. Tutt’ora
curatissimo dai monaci, è attualmente sistemato a lussureggiante
giardino mediterraneo, caratterizzato da una grande varietà di
piante tra cui non mancano i cipressi e le palme.
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