Chieti - Giovanni Franceschelli - Scultore - Pittore |
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Tante le opere uscite dalle sue mani e vendute naturalmente per mangiare, sparse per l'Italia di cui non si conosce tutt'oggi la destinazione, I tre figli anziani hanno affidato ad un webmaster di Chieti la realizzazione di un sito UFFICIALE che dovrà riportare e testimoniare, almeno in fotografia ( fatte dal fotografo Morricone di Chieti ) tutte le opere realizzate e tentare, magari con l'aiuto di chi vede e le riconosce di indicarne il luogo di conservazione. Nella città di Chieti, pochi conoscono quest'uomo, tranne poche persone che si stanno interessando di stilare un elenco delle sue opere presenti qui da noi e scrivere la sua biografia, breve purtroppo, perchè breve e intensa è stata la sua presenza su questa terra.
Adesso facciamo un pò la storia di questo valente personaggio, utile per chi volesse approfondire la questione. Giovanni Franceschelli nasce a Celenza sul Trigno il 1°/07/1909, da Angelo Antonio e Berenice Javicoli. Lì trascorre tutto il periodo dell’infanzia e già da giovanissimo inizia a mettere alla prova la sua abilità artistica, soprattutto scultorea. All’età di tredici anni viene avviato agli studi, dapprima inferiori, poi classici, presso il Seminario Diocesano di Trivento (CB). Non ultima il Liceo, ma, seguendo il talento creativo, consegue la maturità presso il liceo artistico di Fermo. Quindi inizia gli studi universitari nella Facoltà di Architettura dell’Università di Torino.
festa del Santo patrono. Riabbraccia la moglie ed i figli e torna subito a Napoli per ultimare alcune opere con l’intento di ricominciare una nuova vita a Chieti ma un infarto lo coglie il 3 settembre 1958 a soli 49 anni nella sua cameretta a Posillipo, nel Seminario campano.
La CHIESA DI SANT'AGOSTINO è una delle maggiori Chiese della Città, eretta nel 1316 dagli Agostiniani insieme al monastero adiacente, oggi trasformato in Scuola Professionale. Nel 1562 subì un incendio; quindi fu rifatta con l'aiuto di Paolo IV che, a mezzo di un prete, incitò i fedeli alla ricostruzione. La forma odierna si deve a un rifacimento del 1751 durante il quale la Chiesa fu arricchita di stucchi e di quadri. Della costruzione originaria trecentesca rimane la fiancata orientale costruita in laterizio, divisa in piu campate a mezzo di lesene, ornata con finestre ogivali e coronate da una cornice ad archetti. Nell'interno: nella seconda cappella a destra, il quadro con il
Franceschelli Giovanni - Via Crucis - L'originale, Venturi
Transito di San Giuseppe, attribuita alla scuola di Luca Giordano, gravemente danneggiato da restauri di mani inesperte; nella terza cappella, il quadro con Sant'Agata, opera di Giovanni Franceschelli; dello stesso artista abruzzese è la Via Crucis; sulle pareti laterali del presbiterio vi sono due pannelli in stucco raffiguranti la vita di Sant'Agostino; in quello di destra è visibile, sul fondo, uno scorcio di Chieti; nella prima cappella a sinistra, un grande Crocifisso ligneo policromato, riferibile al secolo XVIII; nella seconda cappella, il quadro con la Madonna della Cintura, opera di Donato Teodoro, del secolo XVIII; un Reliquiario della Madonna in argento cesellato, mobile, opera di scuola napoletana del secolo XVIII; sulle pareti della Chiesa vi sono delle decorazioni a pannelli in stucco, raffiguranti la vita di Sant'Agostino. Unica nota dolente e che la chiesa è quasi sempre chhiusa e mi è stato difficile fotografarne l'interno.
Chieti, questa città depositaria dell’arte di Franceschelli e della maggiore sua produzione, custodita nelle sale del Palazzo Comunale, nelle sale della Provincia, in Sovrintendenza alle Antichità e Scavi, nella Pinacoteca Barbella, nel Palazzo Arcivescovile e nelle collezioni private, lo apprezzerà, lo stimerà e lo ricorderà per sempre, tanto da assegnare ad un vicolo della città di Chieti il suo nome: Giovanni Franceschelli-Scultore, quale riconoscimento in onore al valore della sua arte e di Lui. Comunque ci saranno anche delle note amare, ormai dimenticate, in questa città. L’Artista, in nome della fraterna amicizia che donava ai suoi compagni di arte, ad essi mostrava con fiducia, a suo tempo, degli schizzi che rivelavano nuove idee e progettazioni per future sue creazioni. Queste idee, dopo la sua morte, furono abilmente copiate da altri e riportate su lavori in ceramica in altri materiali. Una prova lampante di plagio e la ceramica incollata sul muro dell'ingresso al Pallazo d'Achille... Accadde anche la manomissione di alcune sue opere o la distruzione delle stesse, per effettuarne il calco in bronzo, sempre in sua assenza, perché ormai
Franceschelli - Composizione - Principe Umberto di Savoia
scomparso e senza autorizzazione alcuna dei suoi familiari. Il tutto avveniva così, riferitoci da alcuni fedeli e veramente fraterni amici di nostro padre che ne soffrirono immensamente. Il suo richiamo era sempre l’arte e quindi lasciava spesso il posto di lavoro, impiegatizio, per dedicarsi interamente a nuove creazioni pittoriche e scultoree. Fu un moderatore di se stesso, ora costretto all’impiego per sopravvivere, ora come artista eccelso, egli si doveva abbandonare ai raptus, agli stati febbrili, alle esplosioni che per lui sono voli e respiri. Nobile di animo, dai modi eleganti, raffinati, di immediata amicizia con gli altri, espansivo, fiducioso, nostro padre Giovanni così va incontro alla vita dell’arte: sua unica aspirazione. Accontentandosi materialmente di poco, ed è quel poco che riesce ad offrire alla sua famiglia per andare avanti, riceve da essa però una ricchezza infinita d’amore, di privazioni. Tutta la famiglia ruota praticamente intorno a lui, affinché possa rispondere all’invito irresistibile della propria arte. La sua è una pittura invitante, limpida, cristallina con quel tocco gentile e piena di colori, con quel senso del classicismo che il pittore sa dare tanto ad uno scorcio di un paese d’Abruzzo, quanto ad uno scenario storico o ad un personaggio illustre. Nei suoi busti non si limita alla nuda, mera, rappresentazione statica più o meno fedele del personaggio raffigurato ma li illumina di forti espressioni proprie del personaggio vivente. Esplora, scruta, studia, capta dai volti umani i lineamenti, gli atteggiamenti, le manifestazioni dei loro stati d’animo, i sentimenti, e li trasferisce completamente sui volti delle sue creature in terracotta che diventano così vive.
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