Pescara - Opera di Pietro Cascella |
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Portano la sua firma anche il monumento ai caduti di Marcinelle a Manoppello e diverse opere della Chiesa del mare: l'acquasantiera, la fonte battesimale, il pulpito e la colonna esterna sono tutte realizzate dallo scultore. E la tomba di famiglia nel cimitero di San Silvestro dove sono sepolti i nonni Basilio e Susanna e il papà Tommaso. «Un'opera barbarica e selvaggia, definiva Cascella la tomba dei suoi avi - aggiunge Console - salvo poi commuoversi perché lì c'era tutta la storia della sua famiglia». Il suo modo di lavorare era sempre il medesimo, per qualunque opera: nel suo atelier di Viareggio Pietro faceva un modellino di gesso prima e di pietra poi. Successivamente passava al marmo e poi con lo scalpellino procedeva alle correzioni. È così che Cascella ha lasciato più di una testimonianza della sua creatività: la colonna solare con la Minerva dell'università D'Annunzio diventato il logo dell'Ateneo, (decine di Minerve si trovano nelle ville di Berlusconi ad Arcore e in Sardegna) gli interventi in pietra e terracotta nella facciata esterna e nelle parti interne della chiesa San Franco di Francavilla, e il teatro della Germinazione nel parco nazionale d'Abruzzo. Ma lo scultore pescarese era un grande dissacratore: più volte aveva esercitato la sua coscienza critica nei confronti di alcune opere presenti in città. L'ultima in ordine di tempo era il Ponte del mare che a lui proprio non piaceva. Come non gli piaceva la struttura di piazza Le Laudi, a proposito della quale si esprimeva così: «E' una delle cose più comiche che abbia mai visto». Non apprezzava il mezzo busto in bronzo di Flaiano, sostenendo che «le opere regalate non sempre devono essere accettate», così come i candelotti di piazza San Francesco che nonostante il rispetto e la stima per l'artista Summa lui definiva «un'opera ingombrante da collocare altrove». Il maestro non risparmiava critiche a piazza Salotto, alla fontana di Toyo Ito, «un architetto, non un artista», precisava Cascella. Salvava però l'ex Aurum, sebbene lo apostrofasse come «il Colosseo dei poveri».
Pietro Cascella - Opera - Piazza Garibaldi - Pescara
grande dispiacere sapere che Pietro non c'è più». Ma la sua arte sì, quella almeno è immortale. Alla sua morte, inattesa, siè osservato un minuto di silenzio anche in consiglio comunale a Pescara e il gonfalone della città, portato a Pietrasanta per i funerali. Così Pescara ha onorato la scomparsa del maestro e scultore Pietro Cascella. Appresa la notizia l'allora sindaco ha diffuso una nota di cordoglio: «Con Pietro Cascella scompare una parte importante della memoria pescarese. Memoria che manterremo sempre viva per ricordare un caro amico». Benché vivesse in Toscana, Cascella ha sempre mantenuto un rapporto stretto con la sua città d’origine. «Tracce del suo amore per Pescara sono visibili in tutta la città, da piazza Garibaldi all’Università, alla chiesa sul mare. Ma forse il messaggio più bello è rappresentato da Largo Mediterraneo che ospita la Nave e una riqualificazione di cui Pietro Cascella è stato primo interprete, collaborando con l’amministrazione comunale perché diventasse com’è oggi e tagliando insieme a me il nastro di una simbolica rinascita a cui la sua Pescara andava incontro». Cascella, stava lavorando ad un nuovo monumento per Pescara, la “Porta della città” «che realizzeremo come lui avrebbe voluto, usando i materiali e dandogli la collocazione che ci avrebbe consigliato, perché vogliamo immaginarlo come non l’ultimo, ma un ulteriore dono alla città da parte di un suo grande uomo». Per Pescara, con la sua scomparsa, è venuto a mancare un grande artista, un grande uomo rimpianto da tutti.
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