Pescara - Opera di Pietro Cascella

 

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18 Dicembre 2014  Monumento LA NAVE di Pietro Cascella

 

 

A Pescara ci tornava, ma con malumori crescenti. La definiva «un agglomerato di palazzi e palazzoni», troppo diversa da quella città che gli diede i natali nel 1921. Eppure è a lei che pensava Pietro Cascella quando ha abbozzato la sua ultima creatura: la Porta della città con una rappresentazione di pescherecci in marmo di Carrara e travertino da collocare nell'area di risulta e che il sindaco aveva promesso di far completare come ultimo dono dell'artista alla città. La quale, in ogni luogo di ritrovo parla del genio di Cascella, della sua creatività. A partire dall'opera principe, La Nave: il monumento in realtà non fu pensato per Pescara, ma venne realizzato dallo scultore negli anni '80 a Firenze e collocato in piazza Santa Croce. Fu l'allora sindaco pescarese Nevio Piscione a richiedere l'opera nel capoluogo adriatico poiché ben si addiceva ad una città marinara. Eppure si tratta di un'incompiuta: nonostante la riqualificazione di largo Mediterraneo commissionata dal sindaco D'Alfonso a Cascella, il disegno originale coinvolgeva anche piazza Primo Maggio che invece ospita, oggi, l'orologio floreale, poco apprezzato dal maestro. E poi c'è il monumento ai caduti di piazza Garibaldi realizzato da Cascella negli anni '60 e griffato dai writers del terzo millennio. « Quelle scritte sul travertino che il maestro aveva fatto arrivare da Roma, lo facevano arrabbiare molto, tuttavia ne dava anche anche una lettura diversa, come un segnale di partecipazione dei ragazzi ».

 

 

 

Pescara, Chiesa di San Pietro Pescatore o Chiesa del Mare, fonte battesimale opera di Pietro Cascella

 

Portano la sua firma anche il monumento ai caduti di Marcinelle a Manoppello e diverse opere della Chiesa del mare: l'acquasantiera, la fonte battesimale, il pulpito e la colonna esterna sono tutte realizzate dallo scultore. E la tomba di famiglia nel cimitero di San Silvestro dove sono sepolti i nonni Basilio e Susanna e il papà Tommaso. «Un'opera barbarica e selvaggia, definiva Cascella la tomba dei suoi avi - aggiunge Console - salvo poi commuoversi perché lì c'era tutta la storia della sua famiglia». Il suo modo di lavorare era sempre il medesimo, per qualunque opera: nel suo atelier di Viareggio Pietro faceva un modellino di gesso prima e di pietra poi. Successivamente passava al marmo e poi con lo scalpellino procedeva alle correzioni. È così che Cascella ha lasciato più di una testimonianza della sua creatività: la colonna solare con la Minerva dell'università D'Annunzio diventato il logo dell'Ateneo, (decine di Minerve si trovano nelle ville di Berlusconi ad Arcore e in Sardegna) gli interventi in pietra e terracotta nella facciata esterna e nelle parti interne della chiesa San Franco di Francavilla, e il teatro della Germinazione nel parco nazionale d'Abruzzo. Ma lo scultore pescarese era un grande dissacratore: più volte aveva esercitato la sua coscienza critica nei confronti di alcune opere presenti in città. L'ultima in ordine di tempo era il Ponte del mare che a lui proprio non piaceva. Come non gli piaceva la struttura di piazza Le Laudi, a proposito della quale si esprimeva così: «E' una delle cose più comiche che abbia mai visto». Non apprezzava il mezzo busto in bronzo di Flaiano, sostenendo che «le opere regalate non sempre devono essere accettate», così come i candelotti di piazza San Francesco che nonostante il rispetto e la stima per l'artista Summa lui definiva «un'opera ingombrante da collocare altrove». Il maestro non risparmiava critiche a piazza Salotto, alla fontana di Toyo Ito, «un architetto, non un artista», precisava Cascella. Salvava però l'ex Aurum, sebbene lo apostrofasse come «il Colosseo dei poveri».

 

Pietro Cascella - LA NAVE, particolare

 

 

«Era un maestro di vita e di arte - è il ricordo del pittore pescarese Antonio Iacovetti -. Aveva molta passione per le chiese antiche e tanti anni fa amavamo andare insieme con Sandro Bondi per le chiesette dei paesi abruzzesi. È un

 

Pietro Cascella - Opera - Piazza Garibaldi - Pescara

 

grande dispiacere sapere che Pietro non c'è più». Ma la sua arte sì, quella almeno è immortale. Alla sua morte, inattesa, siè osservato un minuto di silenzio anche in consiglio comunale a Pescara e il gonfalone della città, portato a Pietrasanta per i funerali. Così Pescara ha onorato la scomparsa del maestro e scultore Pietro Cascella. Appresa la notizia l'allora sindaco ha diffuso una nota di cordoglio: «Con Pietro Cascella scompare una parte importante della memoria pescarese. Memoria che manterremo sempre viva per ricordare un caro amico». Benché vivesse in Toscana, Cascella ha sempre mantenuto un rapporto stretto con la sua città d’origine. «Tracce del suo amore per Pescara sono visibili in tutta la città, da piazza Garibaldi all’Università, alla chiesa sul mare. Ma forse il messaggio più bello è rappresentato da Largo Mediterraneo che ospita la Nave e una riqualificazione di cui Pietro Cascella è stato primo interprete, collaborando con l’amministrazione comunale perché diventasse com’è oggi e tagliando insieme a me il nastro di una simbolica rinascita a cui la sua Pescara andava incontro». Cascella, stava lavorando ad un nuovo monumento per Pescara, la “Porta della città” «che realizzeremo come lui avrebbe voluto, usando i materiali e dandogli la collocazione che ci avrebbe consigliato, perché vogliamo immaginarlo come non l’ultimo, ma un ulteriore dono alla città da parte di un suo grande uomo». Per Pescara, con la sua scomparsa, è venuto a mancare un grande artista, un grande uomo rimpianto da tutti.

 

 

 

@enio


 

 

 

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