in
Basilicata
Raduno
delle Maschere Antropologiche
Tricarico è un
comune italiano di 5.605 abitanti della provincia di Matera
in Basilicata. Posta a 698 m s.l.m., è nota come città
arabo-normanna e possiede uno dei centri storici medioevali
più importanti e meglio conservati della Basilicata. Il
comune ha circa 2500 ettari di bosco di querce, alcuni
privati, con una produzione di funghi porcini e tartufi
neri. Un comune dove c’è cultura, tradizione, educazione e
ambiente. Nel mese di agosto si è rinnovata la quarta
edizione del “Raduno delle Maschere Antropologiche”, una
manifestazione interessante e un bell’esempio per la
riscoperta della cultura popolare. Questo appuntamento è
organizzato dalla Pro loco del paese insieme ad altri enti.
E’ inoltre una occasione di incontro e di confronto con le
tradizioni di altre regioni d’Italia e d’Europa, per
rafforzare il passaggio della tradizione dal vecchio al
giovane.
Maschere antropologiche
Il carnevale
tradizionalmente inizia il 17 gennaio, proprio con la
festività di Sant’Antonio Abate, patrono anche degli animali.
La devozione popolare accomuna la festività alla benedizione
degli animali domestici, oggi fuori moda! Però in alcune
località italiane il carnevale inizia il giorno
dell’Epifania, 6 gennaio. Infatti il lungo periodo
carnascialesco inizia nel mese di gennaio quando gli animali
si svegliano dal letargo e termina a febbraio quando si
sveglia la natura. Il carnevale riesce ad unire la comunità
locale e la fa socializzare, rafforzando la tradizione e la
sua identità. C’è un legame in tutti i riti del carnevale, è
quello di scongiurare, allontanare ed annullare gli influssi
maligni. Con esso si celebrano i riti propiziatori, che dà
sollievo ai malanni e procura l’abbondanza dei raccolti. La
chiusura del carnevale si festeggia con il funerale e il
lamento funebre del fantoccio bruciato. Un altro momento
comune è il rumore procurato dai campanacci che agitati
potrebbero rappresentare un qualcosa per scacciare il
malanno o forse per ricordare il ritorno delle greggi e
delle mandrie, il suono della transumanza. Le maschere
vengono realizzate per rappresentare la tradizione animale o
vegetale. La sfilata delle maschere dei 14 comuni,
applauditi dal numeroso pubblico, ha procurato tante
riflessioni. Il paese più piccolo è Cirigliano MT con 350
abitanti ed il più grande Chieti, capoluogo di provincia,
con 50mila abitanti. Solo tre comuni superano i 5mila
abitanti. Chieti, Lavello e Montescaglioso.
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Locandina della manifestazione
Oltre agli otto comuni lucani che aderiscono alla Rete delle
maschere antropologiche lucane, (Aliano MT, con “Le Maschere
Cornute”; Cirigliano MT, con “Le Stagioni”; Lavello PT, con
“Il Domino”; Montescaglioso MT, con “Il Carnevalone”; San
Mauro Forte MT, con “I Campanacci”; Satriano PT, con “U’
Rumit e l’Urs”; Teana PT, con “L’Orso” e Tricarico MT, con
“Le Maschere), hanno partecipato le maschere sarde
provenienti da Samugheo OR con i “SOS Mamutzones”, e i “SAS
Mascheras Limpias” di Neoneli OR. Dal Piemonte, Rocca
Grimalda AL, con la “lachera “, I KRAMPUS “(I Diavoli delle
Alpi”) dal Tirolo Austria, dal Molise “L’orso di Jelsi” CB,
dall’Abruzzo “I Pulcinella Abruzzesi”, provenienti da Chieti
e Palombaro CH.
Suonatore di campanaccio
Krampus - Maschera Altoatesina
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Maschere antropologiche
Una differenza
enorme che non ha paragoni. Il lato positivo dei piccoli
comuni è che si lavora facilmente insieme ed è facile
tramandare la tradizione da padre, figlio, nipoti, essendo
pochi. Il paese partecipa. Il comune grande ha di negativo
che si lavora in incognito senza supporto e il menefreghismo
dell’amministrazione e dei cittadini. Non c’è ricambio
generazionale perché potrebbe avvenire solo fra i
partecipanti, che essendo anziani, devono sperare solo nei
nipoti. E’ difficile, … La mia riflessione può sembrare di
parte, ma è la fotografia della realtà. A Chieti, grazie al
Professore Stoppa, c’è la ricerca appassionata degli abiti,
dei gioielli, del portamento, dell’abbinamento e questo per
ogni mese perché c’è un evento per ognuno di essi. Si è
instaurato immediatamente fra i gruppi mascherati un clima
di amicizia e collaborazione, tanto è vero che ci saranno
dei gemellaggi. E’ necessario fornire informazioni sulla
ritualità delle maschere partecipanti, sia animali che
vegetali. Non è stato facile sfilare per ore con gli abiti
pesantissimi ed una temperatura che sfiorava i 35 gradi. Gli
applausi della immensa folla alle persone sono stati tutti
meritati.
NEONELI
è un comune della provincia di Oristano con 676 abitanti. Ha
sfilato con il Sas mascheras e cuaddu. Una maschera
prevalentemente maschile tranquilla ed elegante che
rappresenta la forma del bene.
SAMUGHEO
è un comune della provincia di Oristano con 3.102 abitanti.
Le maschere tipiche del carnevale samughese sono i
cosiddetti mamutzones, riscoperte e portate alla luce
all'inizio degli anni ottanta. Il costume è composto da una
casacca di pelliccia nera di montone, pecora o capra, senza
maniche, tipica dei pastori sardi, (bianca per il capogruppo),
campane in bronzo e campanacci, scarponi artigianali,
pantaloni in velluto nero, stretti da gambales in pelle nera,
e il tipico copricapo Su Casiddu, di sughero, con autentiche
corna caprine e rivestite in pelle di questo animale. Su
Casiddu è un simbolo di fertilità e abbondanza. Durante la
sfilata il gruppo utilizza la propria danza cadenzata dal
frastuono dei campanacci.
Maschere antropologiche
ROCCA
GRIMALDA
è un comune italiano della provincia di Alessandria in
Piemonte, con 1548 abitanti. La lachera è un rito
carnevalesco che consiste principalmente in una danza con
accenni di teatro, dove i personaggi fissati dalla
tradizione si confrontano e interagiscono tra loro con
maschere e costumi differenti che richiamano diversi ruoli e
significati caratteristici.
JELSI
è un comune italiano di 1.801 abitanti della provincia di
Campobasso in Molise. l'Uomo-Orso o "U' Ball dell'Urz", il
Ballo dell'Orso è tenuto a catena da un domatore e un
aiutante che gli impongono di danzare sotto la minaccia di
percosse con un bastone. E’ un rito di propiziazione e di
fertilità.
I PULCINELLA
ABRUZZESI DI CHIETI E PALOMBARO
fanno parte del CTC ” Carnevale Tradizionale Chietino”, che
a ragione è entrato a far parte de CTT – Compagnia
Tradizioni Teatine, che riunisce, tra gli altri, le
associazioni Chietine “Camminando Insieme e Lu Ramajetto“.
Spiega il professor Francesco Stoppa, docente universitario
della Università D’Annunzio e direttore del CATA, il Centro
di antropologia per il turismo abruzzese, che la maschera di
Pulcinella Abruzzesi di Chieti e Palombaro, è il progenitore
delle maschere attuali. E’ una maschera vegetale e
rappresenta una figura mitologica. E’ un vero e proprio
semidio che riporta ordine nel mondo vegetale, sulla terra,
dopo l'inverno. L'abito si contraddistingue per un alto
cappello a cono con lo scheletro di canna che unisce la
terra al cielo, ed è il simbolo di un personaggio con potere
religioso. E' arricchito da numerosi pon pon in lana, che
rappresentano i fiori, mentre i nastri colorati sono i nuovi
germogli. I pulcinella hanno anche una mazza fiorita, sempre
con anima in canna, rivestita di nastri colorati, una frusta
e bandoliera che rappresentano attributi di un potere
apotropaico, per allontanare o annullare gli influssi
maligni, come i campanacci che, agitati, scacciano il male.
E’ una tradizione che trae origine dai riti dei popoli
italici che, in questo periodo - aggiunge Stoppa - davano
inizio a feste di propiziazione primaverili. Secondo lo
storico Paolo Toschi, i pulcinella sono figure presenti
nella cultura tradizionale italiana e sono i progenitori del
teatro dell'arte. I costumi, una volta realizzati, sono
indossati dagli iscritti
Maschere antropologiche
e da chi ne farà
richiesta, e sfileranno in manifestazioni storiche quali il
carnevale di Chieti e quello di Palombaro.
SAN MAURO FORTE
è un comune italiano di 1.658 abitanti della provincia di
Matera in Basilicata -
I CAMPANACCI
è una
festa di antichissima tradizione, si svolge a partire dal 16
gennaio ed ha origine sia nei riti pagani propiziatori
legati al culto della terra ed alla transumanza e sia nelle
celebrazioni sacre in onore di Sant'Antonio Abate. Hanno
funzioni propiziatorie, di fecondità dei campi e di sollievo
dai malanni. I campanacci sono di sesso maschile e femminile,
dipende dalla larghezza finale del campanaccio. Il
campanaccio femminile è più largo… i secondi più lunghi. I
campanacci vengono suonati, con il loro fragoroso trambusto
tenendoli tra le gambe.
MONTESCAGLIOSO
è un comune italiano di 10 078 abitanti della provincia di
Matera in Basilicata. -
IL
CARNEVALONE
risale al 7 febbraio del 1638 e rappresenta il vecchio
destinato a finire sul rogo per propiziare il nuovo ciclo
stagionale. Ci sono molti personaggi, a me ha colpito l’U'
fus, la Parca, una figura di origine greca. Tesse e regge il
filo del destino e della vita. Altra figura è la ‘’Quaremma’’,
moglie di Carnevalone, con in braccio ‘’Carnevalicchio’’
simbolo dell’anno nuovo che inizia.
LAVELLO
è un comune italiano di 13.750 abitanti della provincia di
potenza. -
Il DOMINO
è
la maschera tradizionale, misteriosa ed affascinante. È
realizzata da una lunga tunica in raso rosso con cappuccio
che nasconde il viso e la mantella che copre le spalle.
Legata a tracolla una sacca contenente cioccolatini e
caramelle. Il colore del Domino cambiava in base al ceto
sociale. Il rosso è il colore del Popolo.
Maschere antropologiche
TEANA
è un comune italiano di 674 abitanti della provincia di
Potenza – Il protagonista è
L’ORSO,
che simboleggia la natura selvaggia. Infatti il corteo parte
dai boschi. Altri protagonisti sono una sposa, uno sposo,
quattro carabinieri, un prete ed il suo sacrestano, un
giudice, due medici. Appena carnevale è processato e morto,
l’orso lo prende e lo restituisce al bosco, così la scena si
conclude dove era iniziata.
CIRIGLIANO
è un comune in provincia di Matera con 355 abitanti.
LE STAGIONI
sono rappresentate dalle maschere che simboleggiano una
coltivazione tipica di ognuna dei mesi dell'anno, esaltando
per ognuno di essi, le tradizioni proprie. Alla fine, la
processione funeraria di Carnevale, che pone fine ai
festeggiamenti e che si conclude con l’incenerimento del
fantoccio e i pianti strazianti della moglie, Quaremma, che
ha perso il marito.
SATRIANO
è un comune italiano di 2.412 abitanti, della provincia di
Potenza in Basilicata.
U RUMIT E
LURS,
la foresta che cammina, gli uomini albero. E’ ritenuto il
più antico, caratteristico, suggestivo e misterioso
carnevale della Basilicata. L'unicità di questo rito
carnevalesco è data dalla presenza di tre maschere tipiche (L'urs)
l’Uomo animale, vestito di pelli di pecora o di capra che
rappresenta una maschera di prosperità, buona sorte e
successo. (U'rumit) l’Uomo vegetale, l’albero vagante, una
maschera silenziosa coperta di foglie rampicanti e tralci
d'edera, è un'altra maschera molto importante e
rappresentativa, simbolo di povertà e penuria. (A Quares'm)
Coperta da un manto nero di stoffa e porta sul capo una
culla che contiene al suo interno il proprio figlio
concepito durante il periodo del Carnevale, di cui però non
si conosce il padre. U'rumit vuole lanciare un messaggio
ecologista universale che è un rovesciamento dei valori:
ristabilire il rapporto con la terra per rispettare gli
uomini e le donne che la abiteranno in futuro.
I
Krampus - maschere Altoatesine
ALIANO
è un comune di 1.065 abitanti della provincia di Matera -
LE MASCHERE
CORNUTE
sono infatti grottesche e diaboliche figure di animali.
Hanno il volto coperto da una spaventosa maschera fatta di
argilla e cartapesta con un grosso naso e grandi corna.
Sulla testa portano penne di gallo sistemate a mo’ di
capelli, ed in mano il “ciuccigno”, una sorta di bastone
molle fatta di pelli di pecora rinsecchite ed arrotolate,
con il quale colpiscono sulla schiena chi intralcia il
corteo. Ad Aliano è sepolto Carlo Levi, che qui ha trascorso
il confino impostogli dal regime fascista e qui ha scelto di
dimorare per l’eternità.
TRICARICO
co n Le maschere di Tricarico (L’màsh-k-r nel dialetto
tricaricese), costituiscono una tradizione di culture
ancestrali, legato, si ritiene, a riti di fertilità. Mucche
e tori, impersonati da uomini (la partecipazione è
interdetta alle donne) rappresentano una mandria in
transumanza nella quale i partecipanti mimano l'andatura ed
i movimenti degli animali, comprese le "prove di monta" dei
tori sulle vacche.Tirolo Austria. I KRAMPUS, I diavoli delle
Alpi, gli uomini caproni - I Krampus quando vagano per le
vie dei paesi provocano rumori ottenuti da campanacci o
corni. Il divertente e tenebroso spettacolo offerto dai
Krampus costituisce un'efficace sintesi di tradizione e
cultura. Narra la leggenda che i giovani si accorsero che
tra di loro vi era un impostore. Era il diavolo in persona,
che approfittando del suo reale volto diabolico si era
inserito nel gruppo e riconoscibile solo grazie alle zampe a
forma di zoccolo di capra. Venne chiamato il vescovo Nicolò,
per esorcizzare l'inquietante presenza. Sconfitto il diavolo,
tutti gli anni i giovani, travestiti da demoni, sfilano
lungo le strade dei paesi, non più a depredare ma a portare
doni o a "picchiare i bambini cattivi", accompagnati dalla
figura del vescovo che aveva sconfitto il male.
I
Krampus - maschere Altoatesine
L’evento si è concluso il giorno successivo con la
processione al Santuario della Madonna di Fonti, una
contrada di Tricarico, con la croce, rigidamente portata da
un uomo, le candele e gli attori. Il gruppo dei PULCINELLA
ABRUZZESI DI CHIETI E PALOMBARO è stato l’unico a sfilare.
Il santuario è ubicato nel bosco di Fonti MT. Una leggenda
racconta che è stato costruito intorno ad una antichissima
immagine della Madonna con Bambino dipinta su un muretto e
scoperta, in mezzo ai rovi ed alla fitta vegetazione, da un
allevatore di mucche, che dopo averne smarrito una la
ritrovò, inginocchiata sulle zampe anteriori, a contemplare
questa immagine. Il santuario è uno dei principali luoghi
mariani della regione, meta di pellegrinaggi soprattutto
nelle domeniche di maggio. Molti fedeli, per devozione,
compiono il tragitto a piedi dai comuni di provenienza.
Tricarico è un comune ben amministrato e propone un notevole
patrimonio monumentale ed artistico che si riallaccia al
periodo arabo normanno, come il quartiere arabo saraceno.
Sino al 1582 c’erano 52 chiese, oggi aperte al culto ce ne
sono 14 e diversi conventi. Ci sono sei porte di accesso
alla città, oltre a musei, monumenti, torri. La visita alla
Torre Normanna, alta 27 metri e con pareti spesse oltre 5
metri, è stata interessante anche per una particolarità che
attrae il visitatore. Arrivati in cima alla torre, se ci si
mette sulla pietra posta al centro del piano, si sente la
propria voce rimbombare come se si fosse in una caverna. Il
centro storico è pavimentato con ciottolato, manutentato e
pulito. Il turista è accolto con educazione e può visitare
la città a qualsiasi ora perché i negozi sono aperti.
Maschere antropologiche
Sulla strada di rientro a Chieti è stata prevista una sosta
storica ed apprezzata a Melfi, per visitare la Chiesa o
grotta rupestre di Santa Margherita, di tradizione normanna.
La costruzione della Chiesa rupestre risale all’anno 1200.
E’ scavata nel tufo storicamente riconducibile alla cultura
dei monaci orientali, seguaci di San Basilio. La chiesa, che
oggi si presenta in tutta la sua forma rupestre, è ad unica
navata. Ai fianchi ci sono quattro cappelle curve, a botte,
di diversa profondità. La chiesa presenta, un articolato
ciclo di affreschi che ricoprono tutte le pareti, tranne le
due cappelle vicine alla zona absidale. Tra questi affreschi
si evidenzia la rappresentazione del ‘Paragone tra i vivi e
i morti”, con la danza macabra fatta dagli scheletri.
L’affresco rappresenta la fugacità delle vanità umane
dinnanzi al trapasso verso la vita ultraterrena. La fortuna
è che questa chiesa rupestre è ancora visibile, anche se
sono state fatte opere di manutenzione discutibili sugli
affreschi, ripararli con il cemento. La speranza è che si
possa ripristinare l’affresco.
Un plauso alla
città di Tricarico che riesce a far conservare la tradizione,
invitando città che hanno nell’ animo lo scambio fra la
cultura e la tradizione, perché la cultura crea la comunità.
Scritto da:
Luciano Pellegrini
agnpell@libero.it
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